7 aprile 2008

Glossario della crisi economica/1. BAIL OUT

“To Bail or not to Bail?” questo è il problema

Parte del dibattito economico degli ultimo giorni si è svolto sulla questione del bail out. Cosa significa? Un bail out (letteralmente, tirare fuori dai guai) è un salvataggio di un’azienda in crisi da parte dello stato, di solito attraverso un prestito. La società in crisi beneficia del prestito per evitare la bancarotta, affrontare i debiti e le spese nell’immediato e per ristabilire la fiducia dei mercati. In questo modo si possono evitare le conseguenze economiche, finanziarie e sociali di un possibile fallimento. Questo tipo di salvataggio è però considerato distorsivo dei meccanismi auto regolativi del mercato (l’impresa che sa di essere salvata è portata a rischiare di più, innescando un circolo vizioso che fa venir meno l’avversione al rischio, con effetti negativi sul sistema economico e sul benessere generale).
Il caso più recente e più clamoroso è il bail out di Bearn Sterns, una delle più importanti banche d’affari degli Stati Uniti. E’ anche l’istituto di credito più attivo nel settore dei mutui sub-prime. Per questo Bearn Sterns si è trovata in crisi di liquidità (ovvero il suo patrimonio è ampio, ma a causa della crisi dei mutui molti creditori non riescono a restituire i prestiti). Quando la voce si è sparsa a Wall Street il titolo è crollato e la banca di investimento ha rischiato il fallimento, che sarebbe stato disastroso per l’intero mercato.
A questo punto è arrivato il salvataggio attraverso un prestito di breve periodo (28 giorni) da parte della Federal Reserve e di un rivale nel mercato finanziario, JP Morgan.
Due considerazioni: il fatto che JP Morgan si adoperi per salvare una delle principali concorrenti ci aiuta a capire come in questo momento ci sia un timore diffuso che la crisi finanziaria assuma dimensioni da Grande Depressione del ’29, con un crollo complessivo del sistema bancario.
Inoltre, il bail out in questione segna la più decisa espansione delle competenze della Federal Reserve dagli anni ’30. Questo testimonia una diffusa percezione dell’inadeguatezza delle politiche macroeconomiche dell’Amministrazione Bush e della sua fiducia assoluta nelle potenzialità del free market. (Jeff Madrick sul Huffington Post parla di “fine dell'Era di Friedman”).
Questa questione, che sembrerebbe una disputa tra economisti e finanzieri ha invece importanti risvolti politici. Il governo, cosciente della crisi finanziaria si discosta dalla sua ortodossia economica e “salva” Bearn Sterns, in difficoltà per la crisi dei mutui sub-prime, rassicurando Wall Street. La crisi però colpisce anche migliaia di famiglie che non riescono più a pagare il mutuo e sono costrette ad abbandonare le loro case. Per ora l’Amministrazione Bush non ha in mente nessun salvataggio per loro.
La questione non poteva che finire in cima all’agenda politica di queste settimane.

La senatrice Clinton ha proposto un fondo federale di 30 miliardi di dollari per aiutare i cittadini con problemi legati ai mutui sub prime che rischiano di dover abbandonare le loro case. (La proposta di Obama è simile).
McCain, come riportato dal NYT, ha preso nettamente le distanze da queste soluzioni affermando ““it is not the duty of government to bail out and reward those who act irresponsibly, whether they are big banks or small borrowers.” (Non è compito del governo salvare gli investitori irresponsabili, siano essi grandi banche o piccoli debitori).
La questione del bail out riflette le divisioni ideologiche del passato recente: McCain e il GOP ribadiscono la loro fiducia nel mercato, nella sue potenzialità di autoregolamentazione, senza troppa attenzione agli sconfitti generati dalla crisi economica. Clinton e Obama sembrano proporre una ricetta alternativa basata su un ruolo attivo del governo nel attenuare le conseguenze della crisi sia per le grandi società finanziarie sia per i piccoli risparmiatori. Come evidenziato da Paul Krugman i democratici hanno la possibilità di dare vita ad un patto simile a quello del New Deal: salvataggio in cambio in cambio di regolamentazione per evitare altre crisi. Questa, forse sarebbe, la fine della Friedman Era.


(Matteo Dian)

1 commento:

enricodesimone ha detto...

autoregolamentazione se non manovrato